Effetti indesiderati TAMOXIFENE EG 20CPR RIV 20MG

Effetti indesiderati TAMOXIFENE EG 20CPR RIV 20MG

Effetti indesiderati TAMOXIFENE EG 20CPR RIV 20MG

Quando tali effetti collaterali sono gravi, è possibile controllarli attraverso una semplice riduzione del dosaggio senza influenzare la risposta al trattamento. Nel trattamento a lungo termine gli effetti collaterali segnalati sono meno frequenti o meno gravi rispetto a quelli osservati con androgeni ed estrogeni impiegati per il trattamento della stessa patologia. Sebbene non sia stata stabilita alcuna relazione causale con il farmaco, sono stati segnalati pochi casi di aborti spontanei, anomalie congenite e morti fetali in pazienti che avevano assunto tamoxifene. La conosciuta e principale via del metabolismo di tamoxifene nell’uomo è la demetilazione catalizzata da enzimi CYP3A4.

In particolare, le persone con varianti del gene CYP2D6, che codifica per l’enzima responsabile della trasformazione del tamoxifene in endoxifene, possono avere una risposta ridotta al trattamento. Inoltre, alcune condizioni mediche, come le malattie del fegato, possono alterare il metabolismo del tamoxifene. Infine, l’uso concomitante di altri farmaci può interferire con l’azione del tamoxifene, come vedremo nel prossimo paragrafo. Esploriamo i fattori che inibiscono l’efficacia del tamoxifene, un farmaco cruciale nel trattamento del cancro al seno. Raramente è stato osservato un aumento di volume di cisti ovariche in pazienti trattate con tamoxifene.

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Inoltre, è stato riportato che il tamoxifene induce il mantenimento della densità minerale ossea nelle donne in post-menopausa. Dolori articolari e muscolari sono apparsi in forma seria, tanto da far sospendere o cambiare https://eximgaleria.com/steroidi-cosa-sono-e-come-influenzano-il-corpo-19/ il trattamento, nel 2,2% delle pazienti con terapia standard e nel 3% delle pazienti che hanno assunto letrozolo per 5 anni. Che la terapia endocrina con tamoxifene seguito da 5 anni di letrozolo può essere considerata uno fra gli standard ottimali per le pazienti in postmenopausa con tumore della mammella positivo ai recettori ormonali. Fra i sette e otto anni di terapia ormonale dovrebbe essere considerata una durata corretta, dato che prolungare oltre non ha mostrato vantaggi clinici a fronte degli effetti indesiderati. E questi ultimi vanno considerati con attenzione, annotano i ricercatori, coordinati da Lucia Del Mastro,oncologa e responsabile della Breast Unit dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, nonchè membro del Comitato Scientifico di Fondazione Umberto Veronesi.

Si può verificare arresto del flusso mestruale in pazienti in pre-menopausa il che non pregiudica l’attività antitumorale del farmaco. Data la possibile comparsa di ipertrigliceridemia durante il trattamento con tamoxifene, può essere opportuno controllare i livelli sierici dei trigliceridi. In caso di grave trombocitopenia, leucopenia o ipercalcemia è necessario procedere ad una valutazione individuale del rapporto rischio / beneficio e, se la somministrazione è effettivamente necessaria, si deve prevedere un monitoraggio medico particolarmente stretto. La terapia con tamoxifene può far crescere il pericolo di cancro all’utero, ictus o coaguli di sangue nei polmoni. Il tamoxifene si usa nella terapia di certe forme di tumore al seno, sia nelle donne che negli uomini.

  • A volte le vampate di calore continuano a presentarsi per molto tempo dopo aver sospeso l’assunzione del tamoxifene.
  • Nonostante ciò non è impossibile che si instauri una gravidanza nel corso del trattamento.
  • Quest’osservazione è in linea con le proprietà farmacodinamiche del tamoxifene, ma non è stata stabilita una relazione causale (vedere paragrafo 4.4).
  • Anche l’alimentazione e lo stile di vita possono influenzare l’efficacia del tamoxifene.

Avvertenze del tamoxifene

Nella ricostruzione microchirurgica ritardata del seno Tamoxifene EG può aumentare il rischio di complicanze della falda microvascolare. Reazioni avverse cutanee (SCARs, severe cutaneous adverse reactions), che includono la sindrome di Stevens-Johnson (SJS) e la necrolisi epidermica tossica (TEN), che possono essere pericolose per la vita o fatali. Se compaiono segni e sintomi indicativi di queste reazioni, Tamoxifene EG deve essere sospeso immediatamente e deve essere preso in considerazione un trattamento alternativo (come appropriato). Se il paziente ha sviluppato una reazione grave come SJS o TEN con l’uso di Tamoxifene EG, il trattamento con Tamoxifene EG in questo paziente non deve essere ripreso in nessun momento. Può anche venire dato alle donne ad alto rischio di cancro al seno per minimizzare la probabilità che si sviluppi un tumore. Il tamoxifene è un farmaco antineoplastico, antitumorale, capace di bloccare l’azione degli estrogeni, ormoni femminili utilizzati da alcuni tumori al seno per crescere.

La situazione più frequente è quella della GM puberale o post-puberale dove – solitamente senza anomalie ormonali identificabili – si assiste allo sviluppo di una GM che tende a regredire a livelli accettabili durante i 2-3 anni successivi al completamento della maturazione puberale. Queste situazioni, definite anche di GM “fisiologica”, sono attribuite ad una sensibilità elevata dei tessuti mammari allo stimolo degli ormoni che compaiono durante il processo puberale. Occupando il sito recettoriale estrogenico ipofisario  impedisce l’effetto feed-back negativo degli estrogeni sulla secrezione gonadotropinica. I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit totale di lattasi, o da malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicinale. Si raccomanda di monitorare attentamente i pazienti che presentano un rischio per eventi tromboembolici.

Normalmente il trattamento con il tamoxifene è prescritto per cinque anni, anche se alcuni oncologi lo prescrivono per due anni e altri a tempo indeterminato. Attualmente si ritiene che cinque anni siano la durata ideale per pazienti in pre-menopausa, mentre per le pazienti in post-menopausa la durata è variabile. Sono in corso degli studi miranti a verificare per quanto tempo dovrebbe estendersi il trattamento con il tamoxifene dopo l’intervento per carcinoma mammario. Inoltre, il tamoxifene si è rivelato efficace anche nel trattamento della ginecomastia e della mastalgia negli uomini in terapia per il tumore della prostata con antiandrogeni. Dagli studi clinici, infatti, è emerso che il principio attivo può determinare un netto miglioramento di questi sintomi indotti dalla terapia antiandrogena impiegata contro il carcinoma prostatico. Alcuni casi di tumori maligni uterini, di ictus e di embolia polmonare hanno avuto esito fatale.

Ulteriori possibili sintomi da sovradosaggio sono vertigini, tremori, iperreflessia, dismetria, convulsioni e intervallo QT prolungato. Tamoxifene non deve essere somministrato in caso di gravidanza (vedere paragrafo 4.6). A dimostrazione di questo, gli animali che avevano consumato soia durante il corso della vita avevano un rischio di recidiva col tamoxifene del 7%, mentre quelli che avevano assunto i fitoestrogeni dopo la diagnosi del tumore avevano un rischio del 33%.

Nei casi in cui venga scelta questa combinazione, la durata complessiva della terapia con inibitore dell’aromatasi resta di 5 anni o più a seconda del caso specifico. Sulla base di dati di recenti studi clinici, nelle donne con neoplasia mammaria con recettori ormonali positivi in fase avanzata è indicata la terapia con inibitori dell’aromatasi da assumere in associazione agli inibitori di CDK4/6 (palbociclib, ribociclib, abemaciclib). Questa associazione permette un potenziamento dell’efficacia della terapia ormonale e di ricorrere più tardi alla chemioterapia, in donne sia in menopausa sia in premenopausa. Il tamoxifene è usato da più di 30 anni per contrastare la crescita dei tumori al seno con recettori ormonali sulle loro cellule. Questo farmaco “inganna” i recettori occupando il posto riservato agli ormoni, senza però agire come loro. Il tamoxifene impedisce così agli estrogeni di comunicare con le cellule tumorali e di stimolare la proliferazione di queste ultime.

L’effetto del tamoxifene sul metabolismo e l’eliminazione di altri agenti citotossici che sono attivati da tali enzimi, come la ciclofosfamide, è ignoto. L’uso concomitante di tamoxifene e letrozolo, un inibitore dell’aromatasi, ha portato ad una riduzione delle concentrazioni plasmatiche di letrozolo del 37%. Per quanto riguarda il letrozolo, gli effetti collaterali più comuni sono l’osteoporosi, i dolori articolari e muscolari, e le vampate di calore. Per prevenire la perdita di densità ossea, può essere consigliato l’uso di integratori di calcio e vitamina D, oltre a controlli periodici della densità minerale ossea.

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